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Questa settimana in Palestina, un servizio dell’International Middle East Media Center, www.IMEMC.org per la settimana dal 9 al 16 di febbraio.

È stato raggiunto un accordo per lo scambio di prigionieri tra Hamas e lo stato di Israele, ma questa apertura resta in secondo piano rispetto agli altri aspetti della vita politica palestinese. Il governo di Hamas si è dimesso per permettere la formazione di un governo di unità nazionale. Vi racconteremo queste ed altre storie. Rimanete sintonizzati.

Continua la resistenza pacifica al Muro di annessione nella West Bank

Cominciamo il nostro consueto report settimanale parlando delle manifestazioni pacifiche organizzate questa settimana contro la costruzione del Muro di annessione, in Cisgiordania.

Bil’in

Questo venerdì circa 300 manifestanti del villaggio di Bi’lin, vicino alla città di Ramallah, si sono riuniti insieme ad attivisti internazionali e Israeliani per protestare contro la costruzione del muro costruito illegalmente da Israele nella terra appartenente al villaggio.

Il tema della manifestazione questa volta è stato la denuncia delle azioni illegali perpetrate dai coloni israeliani nel vicino insediamento di Metityahu. Fra le azioni denunciate c’è la costruzione di linee elettriche e tubature per fornire acqua ed elettricità ad un insediamento dichiarato fuori legge dalla corte suprema israeliana e costruito su territori palestinesi

Non appena i dimostranti sono arrivati di fronte al cancello situato sul muro, i soldati li hanno bloccati, impedendogli l’accesso nei territori annessi. In risposta, i manifestanti hanno cominciato a lanciare uova marce verso i soldati che a loro volta hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma. Abdul Abu Ramah, coordinatore locale del “Comitato popolare contro il muro e le colonie” ha detto ai microfoni dell’IMEMC:

“L’esercito ha fermato il corteo prima che questi attraversassero il cancello, così questi hanno risposto lanciando uova marce. I militari hanno risposto con gas lacrimogeni, bombe sonore e proiettili di gomma. Alcuni hanno cominciato addirittura a picchiare i manifestanti. 11 sono stati i feriti, e sei di questi erano bambini”.

I soldati hanno assalito alcuni dimostranti colpendoli con il calcio del fucile e con I bastoni. Tra le persone coinvolte, anche un cameraman della agenzia Reuters, originario di Bi’lin. L’uomo aveva recentemente scontato tre mesi di detenzione amministrativa nelle carceri israeliane. Secondo fonti mediche l’uomo è stato colpito alle gambe da due proiettili, uno di gomma e l’altro di metallo.

Un attivista israeliano il cui nome sembra essere Cobi, insieme ad un compagno, ha subito un trauma a causa di una bomba sonora, esplosa nelle vicinanze.

La prossima settimana sarà il secondo anniversario della manifestazione di Bi’lin perciò si prevede un alta partecipazione.

Ramallah

Moltissime persone hanno risposto all’appello del movimento per la Liberazione della Palestina (PLO) di difendere la Moschea di Al Aqsa e tutti gli altri luoghi sacri Musulmani e Cristiani a Gerusalemme che sono sotto la minaccia degli Israeliani. Un richiama speciale è stato lanciato anche sulla situazione dei profughi palestinesi in Iraq che al momento si trovano in pericolo.

Dozine di palestinesi infatti, sarebbero stati uccisi in circostanze misteriose in Iraq, da quando nel paese sono presenti le forze militari Americane, cioè dal 2003.

Domenica mattina si è tenuta una manifestazione pacifica a Ramallah alla quale hanno preso parte centinaia di Palestinesi. La loro richiesta alla comunità internazionale, come ai leader degli altri paesi Arabi, è quella di porre fine ai lavori di demolizione che le autorità israeliane stanno portando avanti a Gerusalemme Est.

Il recentissimo progetto di demolizione del ponte di Al- Mugrabi, noto anche come Moroccan Gate, viene infatti portato avanti proprio di fronte alla moschea di Al-Aqsa, terzo luogo sacro per importanza per l’Islam. La moschea sarebbe in pericolo a causa degli scavi che Israele ha effettuato anche negli anni precedenti.

Lunedì, verso mezzogiorno, si è tenuta una dimostrazione con dozzine di bambini palestinesi, a Biddu, un villaggio a Sud di Ramallah, per protestare ancora una volta contro gli scavi nella città vecchia. Cinque bambini sono stati arrestati dai soldati quando il corteo si è avvicinato al muro.

Nablus

Mercoledì, centinaia di civili palestinesi, membri del comitato popolare “contro l’assedio” (Break the Siege) e altri appartenenti ad organizzazioni non governative hanno attuato una protesta non violenta a Nablus, manifestando contro l’occupazione, i blocchi stradali e le operazioni militari nella West Bank. “No all’occupazione. No alle barriere”, è stato lo slogan dei manifetstanti mentre marciavano per le strade di Nablus. Un altro motivo della manifestazione è stato quello della mancanza di libertà di movimento degli studenti universitari, specialmente quelli che studiano alla Al-Najah University.

Il comitato popolare “contro l’assedio” (Break the Siege) è una ONG del distretto di Nablus. I responsabili dell’associazione hanno dichiarato che l’iniziativa di mercoledì scorso ha dato voce al rifiuto della popolazione nei confronti dell’occupazione e della continua umiliazione dei Palestinesi ai checkpoint interni alla West Bank.

La marcia alla quale hanno partecipato politici e rappresentanti della municipalità per i dipartimenti di istruzione e sanità, è terminata nella città vecchia di Nablus.
I militari israeliani hanno reagito spingendo la folla e lanciando intimidazioni verbali.

Dimissioni e unità nazionale lasciano molte questioni irrisolte

Il governo di Hamas ha rassegnato le sue dimissioni creando la strada per la formazione di un governo di unità nazionale, che sta ponendo fine a mesi di cruenti scontri interni tra militanti di Hamas e Fatah. L’accordo però lascia aperti ancora alcuni interrogativi sui dettagli, i principi ideologici, e le poltrone dei ministri. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ed il primo ministro Ismael Haniyeh si sono incontrati giovedì scorso a Gaza per decidere a chi verranno assegnati i posti di vice premier, di ministro degli Interni e ministro degli Esteri. Hamas, da oggi, ha cinque settimane per decidere come comporre un gabinetto di maggioranza che metta d’accordo tutte le parti.

In un discorso alla televisione, tenuto all’inizio di questa settimana, il primo ministro ha chiesto alla comunità internazionale di porre fine all’embargo di fondi che ha fatto precipitare la già precaria economia palestinese e ha causato uno dei più aspri conflitti interni nelle ultime sei decadi di occupazione israeliane.

Haniyeh ha posto al presidente Abbas tre condizioni in cambio delle dimissioni del governo: rispettare tutte le decisioni prese dal governo di Hamas in questi ultimi mesi, stabilire un accordo sul ministero degli Interni e assegnare il ministero degli esteri al membro del PLC, Ziad Abu Amer. Il comitato esecutivo del PLO aveva inizialmente rifiutato le condizioni poste da Hamas e tutte le risoluzioni che ora sono state prese alla Mecca.

A Brussel, il Consiglio dei ministri degli esteri dell’Unione europea ha approvato l’accordo della Mecca e confermato che lavorera` con ogni governo che riconoscerà lo stato di israele e che si impegnerà ad accettare tutti gli accordi firmati in precedenza con questo. Durante un incontro con il presidente Abbas, il presidente russo Vladimir Putin ha lodato l’accordo della Mecca dicendo che questo aiuterà ad interrompere le sanzioni in corso.

Il segretario di Stato Americano Condoleeza Rice si dice scettico sull’accordo raggiunto dicendo che solo il tempo stabilirà se per l’America sarà possibile dialogare o meno con il nuovo governo. L’amministrazione USA continuerà a boicottare il nuovo gabinetto palestinese finche questo non riconoscerà lo stato di Israele, rinuncerà alla violenza e rispettera` i patti stabiliti in precedenza.

Tawfiq Abu Khoussa portavoce di Fatah ha commentato che l’unità dei palestinesi è l’unica strada per fermare il boicottaggio internazionale.

‘Quando con il meeting della Mecca avviamo concluso l’accordo, in fondo abbiamo preparato e stabilito l’agenda nazionale per i palestinesi. Così abbiamo gettato le basi per un nuovo progetto nazionale capace di affrontare tutte le sfide, come quella dell’embargo internazionale. Crediamo che l’unità dei palestinesi possa portare al crollo dell’ingiusto regime di Embargo che è stato imposto alla nostra gente”.

Le squadre di demolizione israeliane continuano a lavorare a Gerusalemme Est nonostante lo stop dichiarato

Le squadre di demolizione israeliane continuano i lavoro nel ponte di Mugrabi, vicino alla moschea di Al-Aqsa, questa settimana, nonostante lo stop annunciato dal sindaco di Gerusalemme Uri Lupolianski e dalla compagnia per lo sviluppo del quartiere Ebraico. Il governo israeliano ha comunque istallato alcune webcam nel sito per trasmettere in diretta i lavori in corso e diffondere le immagini in tutto il mondo.

Lo sceicco Taysser Al-Tamimi, capo del Palestinian Justice, sostiene che questa strategia degli israeliani sia solo un trucco per generare dissenso e scatenare un ondata di rabbia da parte del mondo islamico.

‘Questo è un nuovo stratagemma per ingannare la comunità internazionale e la pubblica opinione e fomentare la rabbia dei paesi islamici e della popolazione palestinese. Quello che le webcam mostrano è solo una parte, e non l’intero sito di scavi. Conosciamo i dettagli dei lavori fatti sotto la moschea e sappiamo le misure che il governo israeliano sta prendendo in questi giorni al Maroccan Gate. Queste misure mirano a cambiare la realtà di Gerusalemme Est fino dal 1967. E’ un modo di strappare quest’area dal suo passato e dalla sua natura islamica”.

Nell’ultima settimana, ci sono state numerose manifestazioni di protesta in tutto il mondo arabo contro gli scavi. 25 avvocati giordani hanno firmato una petizione dicendo che i lavori di fronte ad Al Aqsa rappresentano una violazione degli accordi di Oslo del 1994. La loro richiesta è quella di far ritirare da Tel Aviv l’ambasciatore della Giordania. Anche il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha espresso il suo dissenso per i controversi lavori ad Al Mugrabi, in una conversazione telefonica con il primo ministro israeliano Ehud Olmert

Attacchi israeliani nella West Bank e nella Striscia di Gaza

La Striscia di Gaza
Martedì mattina, truppe israeliane di stanza al confine tra Gaza ed Israele hanno aperto il fuoco contro alcuni miliziani della resistenza. Uno di questi è morto l’altro è rimasto ferito.

Fonti palestinesi sostengono che gli scontri tra i militari ed i miliziani sono avvenuti fra la fabbrica di Succhi di Frutta ed il Cimitero di Alshuada, ad est di Gaza City.

Il Dr. Moa’wiya Abu Hasanain, responsabile del pronto soccorso all’ospedale di Alshifa ha confermato che Mohammad Als’eedi, di 22 anni è stato ucciso, ed un altro uomo ferito da colpi di arma da fuoco. Si pensa che Als’eedi abbia una qualche connessione con le brigate dei martiri di Al Aqsa, il braccio armato di Fatah.

Gli ufficiali israeliani hanno dichiarato anche un possibile attacco su vasta scala nella striscia d i Gaza.

Sempre in questa settimana, quattro civili palestinesi sono stati feriti dal fuoco dell’esercito israeliano, durante quattro diverse incursioni nelle città di Beit Lahia, e Deir al-Balah.

La West Bank

Durante la settimana, l’esercito israeliano ha condotto circa 40 operazioni militari all’interno della West Bank. Le forze israeliane, durante le incursioni hanno arrestato circa 75 civili palestinesi, compresi 10 bambini.

Il numero di Palestinesi catturati dall’esercito per quest’anno ammonta già a 463.

Nel frattempo, le truppe militari continuano a tenere i territori Palestinesi sotto uno stretto regime di assedio. Restrizioni severe sono state imposte alla libertà di movimento per i civili palestinesi sia a Gaza che in Cisgiordania, cosi` come a Gerusalemme Est.

Questi controlli si sono fatti sempre più intensi da quando è stata isolata Gerusalemme dal resto della West Bank. In questa settimana, nei checkpoint diffusi in tutto il territorio, sono stati arrestati quattro civili, tre di questi bambini.

L’esercito ha anche ferito e rapito una ragazzina al check point di Owwara, vicino Nablus, sostenendo che questa volesse accoltellare un soldato.

Gli abitanti di Gerusalemme Est costretti a rinunciare alle loro carte di Identità

I residenti di Gerusalemme Est che sposano qualcuno proveniente da Gaza devono riuniuciare alla cittadinanza gerosolomita e diventare cittadini di Gaza. Di conseguenza dovranno fare domanda per ottenere un passaporto temporaneo per vivere nei territori. Questa procedura, che colpirà soprattutto le donne, ha lo scopo di diminuire il numero di palestinesi che hanno accesso a Gerusalemme ed i territori del ’48. Questo provvedimento sembra anche far parte di un piano di lungo termine per rendere il valico di Erez, a Gaza, un accesso internazionale per il mercato israeliano.

Attività nelle colonie
Durante la settimana, I coloni israeliani che vivono in West bank contravvenendo alle leggi internazionali, hanno continuato ad attaccare sistematicamente civili palestinesi e le loro proprietà. Anche I bulldozer militari continuano a demolire le case dei locali per far spazio all’espansione degli insediamenti. Negli ultimi giorni sono state demolite 17 abitazioni fra Hebron e Jenin.

Mercoledì scorso, l’esercito ha abbattuto sette case e circa altre 13 strutture private, ad Hebron e nei vicini villaggi della West Bank. Una donna, in seguito al trauma subito per la perdita della casa è stata ricoverata. Gli attivisti isreaeliani sono accorsi sul posto ma uno di loro è stato arrestato.

Fonti palestinesi ad Hebron, riportano che un gruppo di coloni israeliani hanno occupato una casa palestinese vicino all’outpost illegale di Eili Ishai, nella città vecchia. Testimoni affermano che un gruppo di 20 coloni armati si è introdotto nella casa, spalleggiato dalla protezione dell’esercito, che avrebbe dovuto, nei fatti, evacuarli.

I coloni hanno chiesto all’ufficio di Amministrazione Civile Israeliano il permesso di poter rimanere nella casa occupata.
I residenti di Hebron hanno denunciato l’aumento delle violenze da parte dei coloni nei confronti loro, dei lori figli e delle proprietà.

Issa Amro, proprietario della casa assediata:

Oggi volevo entrare dentro la mia vecchia casa ma I soldati mi hanno fermato. L’hanno chiusa, dichiarata zona militare e mi hanno forzato a lasciare l’area. Inoltre,mi hanno detto che devo parlare con la DCO per rientrarvi . Ieri avevamo chiamato la polizia per dirgli che oggi saremmo andati a vivere nella nuova casa. E nella mattinata I coloni hanno occupato la zona. Questo vuol dire che i miliatari li avevano avvisati del nostro progetto di lasciare quella abitazion’

I coloni occupano solitamente le case disabitate per poter ampliare l’outpost. Ma queste case spesso sono vuote proprio perche` i palestinesi sono costretti a scappare in seguito alle continue minacce ed attacchi contro la propria persona. I coloni hanno anche impedito l’accesso ai palestinesi della via Al Sahla, che è quella che posta alla Moscha di Ibrahimi. Infine, hanno attaccato alcuni negozi nella zona.

La città di Hebron conta circa 10000 residenti palestinesi e 400 israeliani. A proteggere i coloni, che comunque spesso girano armati, sono stati disposti almeno 2000 soldati.

Scontri interni

Lunedì, secondo fonti palestinesi, alcuni uomini armati hanno rapito un ufficiale palestinese in pensione e fatto saltare in aria un piccolo ristorante a sud di Gaza.

L’ex procuratore di stato, il Generale Kahled Al Qudrah è stato sequestrato da un gruppo di uomini mascherati che ha bloccato la sua autovettura, nei pressi di Khan Younis. Testimoni oculari hanno assistito alla scena.

Nel frattempo, un altro gruppo di uomini a volto coperto ha fatto saltare in aria un ristorante a Rafah. Fonti locali attestano che un uomo ha piazzato una bomba artigianale nel locale e ha detonato l’ordigno a distanza, distruggendo l’attività.

Le forze di sicurezza e la polizia hanno avviato indagini sui due attacchi. Non è stato dichiarato alcun ferito. Al Qudrah è stato rilasciato poche ore dopo.

Mercoledì mattina, un gruppo di uomini ha teso un agguato ad un ufficiale palestinese mentre era sulla sua auto, diretto al lavoro sulla strada Dier Al Balah – Rafah a sud della Striscia di Gaza. Hazim Abu Saleem, ufficiale responsabile della parte egiziana del Valico di Rafah, è stato ferito lievemente in seguito all’attacco dei sei uomini.

Progetto di un Vertice a tre vicino : dibattito sull’agenda
Il vertice a tre previsto tra Abbas, Olmert, e Condoleeza Rice, programmato per la settimana prossima a Gerusalemme, ha già creato disaccordo tra le parti in causa. I media israeliani riportano che il primo Ministro israeliano ha rifiutato ogni possibilità di parlare di “diritto di ritorno” per i profughi palestinesi o di discutere su un ritorno ai confini del ’67. Il ministro degli Esteri Tzipi Livni ha detto, inoltre, che la discussione dovrà vertere unicamente sulla possibilità di costituire uno stato palestinese con dei confini provvisori.

Tuttavia il presidente Abbas ha insistito sul fatto che questi sono argomenti chiave e che i negoziati devono includere la questione dei confini stabili, gli insediamenti, i profughi e l’amministrazione di Gerusalemme. Egli ha rifiutato l’idea di un confine temporaneo.

Scambio di Prigionieri approvato

In chiusura abbiamo la notizia sullo scambio di prigionieri proposto in Egitto alle autorità israeliane. La proposta, dapprima rifiutata, sembra ora essere stata accettata da Israele. Lo scambio avverrà in tre fasi e porterà al rilascio del soldato catturato lo scorso giugno. In cambio della sua libertà saranno scarcerati 1500 palestinesi, detenuti nelle carceri israeliane. Secondo alcuni media, il militare verrà trasportato prima in Egitto, poi consegnato nelle mani degli israeliani. L’operazione di rilascio si concluderà con la liberazione dei detenuti palestinesi .

Conclusioni
Queste sono solo alcune delle notizie relative a questa settimana in Palestina. Per aggiornamenti costanti visitate il nostro sito, www.IMEMC.org. Grazie per averci seguito dalla citta` occupata di Betlemme, questo e` tutto da Anna Rossi, Monica Bitto e Ghassan Bannoura.