Click Here to download || 19.2MB || 21m 0sQuesta settimana in Palestina, un servizio dell’ International Middle East Media Center, www.imemc.org, per la settimana dal 7 al 13 Aprile 2007.

Mentre Palestinesi ed Israeliani stanno negoziando uno scambio di prigionieri , l’esercito israeliano continua I suoi attacchi contro i civili nella West Bank e nella Striscia di Gaza, mentre i coloni continuano ad espandere gli insediamenti e a costruirne di nuovi. Vi racconteremo queste ed altre storie, rimanete con noi.

Resistenza non violenta nella West Bank

Cominciamo con le dimostrazioni di resistenza non violenta nella West Bank.

Bil’in

Nella consueta dimostrazione non violenta contro la costruzione del muro questo venerdi nel villaggio di Bil’in vicino alla città di Ramalla, nel nord della West Bank, 16 dimostranti sono stati feriti, tra I quali tre giornalisti. Un gran numero di attivisti internazionali ed israeliani ha dimostrato in solidarietà con gli abitanti del villaggio di Bil’in e con i prigionieri rinchiusi nelle carceri israeliane, contro il muro di annessione in costruzione sulle terre del villaggio.

I dimostranti hanno costruito un doppione del muro di cartone ed hanno portato in corteo una serie di fotografie di prigionieri palestinesi. Inoltre alcuni dimostranti erano bendati , in un simbolico atto di solidarietà.

L’esercito israeliano ha impedito al corteo di avvicinarsi al cancello posto sulla barriera difensiva che delimita il percorso del muro ed ha sparato in aria per cercare di disperdere la folla. Le truppe hanno inoltre sparato sui dimostranti proiettili ricoperti di plastica, gas lacrimogeni e bombe assordanti. Jonas un volontario dell’international solidarity movement che si trovava li ha raccontato ai nostri microfoni:

Alla fine 16 civili risultano feriti tra i quali tre giornalisti delle agenzie AFP, Al-Arabia e del Jerusalem Post. Inoltre, i soldati hanno arrestato quattro giornalisti, due della agenzia Reuters e due di agenzie Israeliane. Il comitato popolare contro il muro e gli insediamenti di Bil’in ha regolarmente organizzato proteste non violente contro l’annessione delle terre del villaggio a causa della costruzione del muro negli ultimi due anni.

Bethlehem

Una manifestazione non violenta contro il muro di separazione illegale costruito da Israele ha avuto luogo nel villaggio di Juret Al Sham’a vicino alla città di Betlemme nel sud della West Bank. Attivisti internazionali e israeliani insieme con gli abitanti del villaggio hanno marciato verso la zona di attuale costruzione del muro che si trova proprio sulle terre confiscate del villaggio.

Appena arrivati i dimostanti hanno cercato di fermare i buldozer che stavano distruggendo i campi appartenenti ai contadini del villaggio. I soldati hanno attaccato il corteo usando bastoni sfollagente, calci del fucile e bombe sonore. Quattro dimostarnti sono stati lievemente feriti . Tra questi c’era Sami Awad, direttore dell’ holy land trust, una ONG di assistenza umanitaria che organizza attività non violente:

Un dimostrante è stato arrestato dai soldati israeliani. Awad era stato ferito la settimana scorsa in una manifestazione non violenta vicino alla città di Betlemme, quando un gruppo di attivisti locali supportati da internazionali ed israeliani aveva organizzato un altra protesta non violenta contro la costruzione del muro in solidarietà con gli abitanti del luogo. Il Ministro Palestinese dell’Informazione, il Dr. Moustafah Barghouti, ha condannato l’uso della violenza da parte di Israele contro dimostrazioni non violente ed ha assicurato che questo tipo di proteste pacifiche non si fermerà.

Continuano le trattative per lo scambio di prigionieri, nonstante gli ostacoli

In un anticipato accordo di scambio di prigionieri tra Israeliani e Palestinesi centinaia di prigionieri israeliani detenuti nelle carceri isreliane aspettano di essere libersti in cambio del soldato israeliano Gil’ad Shalit. Shalit era stato catturato durante una operazione oltre frontiera compiuta dai milianti palestinesi in una base israeliana nel sud della Striscia di Gaza nel giugno 2006.Israele ha risposto alla sua cattura con una massiccia campagna militare a Gaza, uccidendo decine di civili, oltre a distruggere le infrastrutture come ponti e centrali elettriche.

Negoziato con la mediazione dell’Egitto, questo accordo di scambio di prigionieri dovrebbe prevedere il rilascio di 120 donne e 500 bambini. Ci sono approssimativamente 11.000 palestinesi attualmente nelle carceri che scontano pene detentive a lungo termine in Israele.

L’autorità palestinese compreso il primo ministro Ismael Haniyeh e il ministro dell’Informazione Mustafa Barghouthi, ha riaffermato la volonta di arrivare ad un accordo ed ha ribadito che ora la questione si trova nelle mani di Israele e della Corte che deve decidere se uno scambio del genere può essere fatto.

Ehud Olmert ha comunque affermato martedi di essere poco soddisfatto della lista di prigionieri che il mediatore egiziano gli ha consegnato, allontanando così le speranze per buona riuscita dell’accordo. Il mediatore egiziano però ha affermato che il piano di accordo non è stato abbandonato e che ci si aspetta una risposta ufficiale da Israele la prossima settimana.

Altre novità arrivano dal Ministro delle Finanze Palestinese Salam Fayad che si è recato a Bruxelles questa settimana per chiedere alla Unione Europea di ripristinare gli aiuti umanitari alla Autorità Palestinese interrotti lo scorso anno.

I territori palestinesi stanno soffrendo per una grave crisi economica da quando il cosiddetto quartetto composto da USA, UE, NU e Russia ha imposto un embargo economico alla Palestina a causa della vittoria di Hamas alle elezioni dello scorso gennaio. Da allora, il numero delle famiglie che vive sotto la soglia di povertà è aumentato fino ad arrivare ad una percentuale dell’80%.

Il quartetto era nato nel 2002 con l’intento di promuovere il processo di pace in Medio Oriente e nel tentativo di organizzare una grande conferenza di pace internazionale. Il quartetto ha poi dato alla luce l’accordo noto come Raod Map, che prevedeva un congelamento delle attività di costruzione degli insediamenti e la creazione di uno stato palestinese. Fino ad ora però nessuna di queste condizioni è stata raggiunta.

Israele nel frattempo continua a chiedere modifiche alla proposta di pace dei paesi arabi, che era stata elaborata dai sauditi già nel 2002. Il presidente egiziano Husni Mubarak, ha però affermato che nessuno può modificare o cercare di rimuovere la clausola che afferma il diritto al ritorno dei profughi palestinesi.

Lo scorso mese i paesi arabi hanno rilanciato il vecchio accordo di pace nel tentativo di raggiungere una soluzione del conflitto Arabo Israeliano sulla base della formula “terra in cambio di Pace”. Questa formula è basata sul totale ritiro di Israele dai territori occupati nel 1967 in cambio del riconoscimetno dello Stato d’Israele e di una normalizzazione dei rapporti con i 23 paesi arabi nel mondo che attualmente non hanno nessun tipo di rapporto pacifico con Israele.

La proposta riafferma inoltre il bisogno di una giusta soluzione per i profughi palestinesi in accordo con la risoluzione delle NU numero 194, che prevede il diritto di ritorno nei luoghi di origine dei profughi palestinesi scappati durante la guerra del 1948, o al limite, una compensazione per le loro perdite.

Lunedi in un discorso alle NU, l’osservatore permanente per la Palestina, Mansour ha affermato che Israele continua a violare il diritto internazionale su base giornaliera. Egli ha criticato governo israeliano per la continua espansione delle colonie e per la costruzione del muro di segregazione nella West Bank, definendo queste azioni controproducenti per il processo di pace.

Sabato il presedente dell’AP Mahmoud Abbas ha chiesto alle forze di sicurezza palestinesi di cercare di fermare con ogni mezzo il lancio di ordigni di fabbricazione artigianale contro le città israeliane. L’appello di Abbas arriva proprio nello stesso giorno in cui un missile Qassam è stato sparato del nord della Striscia di Gaza verso la zona israeliana industriale di Sderot’s. Non si riportano feriti.

Negli ultimi anni l’esercito isareliano ha bombardato e distrutto tramite bulldozer una grossa area nella parte nord della Striscia di Gaza, assassinando diversi combattenti palestinesi, dichiarando di avere come obiettivo l’interruzione del lancio di missili Qassam contro obiettivi israeliani.

Incursioni nei territori

Aggiornamenti dalla West Bank

Questa settimana Israele ha condotto circa 27 operazioni militari, nei territori occupati. Durante le incursioni, i militari hanno arrestato circa 43 civili, fra i quali anche 3 minorenni ed una donna, un giudice ed il preside di una scuola ad Hebron. Alcuni guerriglieri palestinesi hanno ferito un colono israeliano.

Passiamo la parola a Ghassan Bannoura, reporter dell’ IMEMC:

Il numero di palestinesi arrestati dall’esercito israeliano nella WestBank, dall’inizio dell’anno raggiunge gli 893. Le incursioni in questa settimana sono avvenute principalmente a Nablus. I soldati hanno fatto di recente incursioni nel giardino dell’Evangelical Arab Hospital, dove hanno bloccato un ambulanza che doveva trasportare due pazienti. L’esercito ha inoltre danneggiato l’edificio.

L’esercito israeliano continua ad imporre uno stretto regime di assedio in alcune zone dei territori, creando serie restrizioni di movimento, sia a Gaza, che in Cisgiordania che a Gerusalemme Est. Durante la settimana delle celebrazioni della Pasqua cristiana ed Ebraica, l’esercito ha imposto la chiusura completa di alcune zone.

Questo Sabato, alcuni scontri sono avvenuti tra miliziani della resistenza e l’ esercito nel campo profughi di Jenin, quando un militante delle brigate Al Aqsa ha scoperto alcuni soldati israeliani nascosti dentro una casa del campo .Zakaria Zubeidi, membro delle brigate di Fatah è stato ferito alle spalle e trascinato via dai suoi compagni verso un luogo sconosciuto.

Zubeidi, di 27 anni è ricercato dall’esercito israeliano dal marzo del 2002, giorno in cui vi fu una invasione durante la quale persero la vita 50 persone, e fra di loro anche la madre ed il fratello dell’uomo. Zubeidi è scampato a diversi tentativi di arresto ed omicidio negli ultimi anni. L’esercito ha in passato demolito la sua casa e arrestato due dei suoi fratelli.

Sempre a Jenin, domenica, i soldati hanno assediato il Checkpoint e hanno fermato il conducente di un ambulanza che stava recandosi a Kufr Elra’e per un emergenza.

Testimoni sostengono che i soldati hanno picchiato l’uomo, nonostante egli tentasse di spiegare l’urgenza della chiamata che aveva ricevuto, e lo hanno fermato per circa un ora. Nella West Bank ci sono circa 450 posti di blocco israeliani, che limitano la capacità di movimento dei palestinesi e spesso causano eventi tragici quali la morte di alcune persone in attesa di passare i controlli.
La Commissione Indipendente Palestinese per il diritti dei Cittadini riporta che dal 2000 presso i checkpoint sono morti 34 bambini e 4 donne incinte, mentre Almeno 68 donne hanno vi partorito.

Questo mercoledì, a Nablus, le forze militari israeliane hanno distrutto la casa della famiglia Zaqout, durante un tentativo di arresto fallito. L’obiettivo dell’operazione era il membro delle Brigate di Al Aqsa a Kafr Kalil, che non si trovava a casa durante l’incursione.

Circa 10 veicoli militari hanno circondato un edificio di tre piani abitato da circa 12 persone e situato presso il checkpoint militare di Howara. I bulldozer hanno abbattuto un muro mentre i soldati hanno aperto il fuoco verso l’abitazione. L’operazione militare ha causato 2 feriti, tra i quali anche un ragazzo di 16 anni.

Giovedì scorso, secondo quanto riportano delle fonti israeliane un colono è stato ferito da un colpo di arma da fuoco, mentre stava guidando nei pressi dell’insediamento di Kidumim, vicino alla città di Nablus. L’esercito ha subito iniziato le ricerche del colpevole nella zona e ha chiuso tutti gli accessi ed alcune strade.

Fonti mediche israeliane riportano che l’uomo è stato ferito alla coscia ed è stato trasportato all’ospedale Beilinson, a Petah Tikva.

Nella città di Hebron, un soldato israeliano ha sparato contro un ragazzo palestinese, domenica scorsa, dopo che questi aveva accoltellato due soldati. Il fatto è avvenuto presso la moschea di Haram Al Ibrahimi, dove si trova anche la tomba dei patriarchi, luogo sacro per gli ebrei. Secondo alcuni testimoni, il ragazzo, originario di Hebron, ha accoltellato due soldati di guardia al checkpoint, ferendone uno alle mani ed un altro alla schiena. Il ragazzo, di 17 anni, è rimasto gravemente ferito, ed è stato trasportato in un ospedale israeliano di Gerusalemme.

Aggiornamenti da Gaza

L’esercito israeliano prosegue con le incursioni nella striscia di Gaza. Gli attacchi sono aumentati dallo scorso giugno 2006 in seguito al rapimento del militare israeliano Gilad Shalit. Il corrispondente dell IMEMC a Gaza, Rami Al-Meghari ha detto ai microfoni dell’IMEMC. :

Fonti mediche palestinesi da Rafah hanno dichiarato la morte di Iyad Abu Taha, un uomo che da tre anni si trovava in condizioni di salute precarie.L’uomo era stato ferito durante un incursione militare nel 2004, e da allora non si è più ripreso. Taha aveva 24 anni.

Alcuni quotidiani locali riportano che sabato scorso, l’esercito israeliano ha ferito a morte un miliziano della resistenza palestinese, nei pressi del campo profughi di Jabalya, nel nord della striscia di Gaza. Fuad Ma’rouf di 22 anni, è stato ucciso, ed un altro guerrigliero ferito, dal lancio di missili dell’esercito israeliano. Ma’rouf apparteneva al fronte democratico di liberazione della Palestina.

Allo stesso tempo, una fila di carri armati israeliani, sono entrati nei pressi del cimitero di Alshuada, ad est del campo profughi di Jabalia.

Alcuni testimoni sostengono che i veicoli militari hanno bloccato l’accesso al cimitero ed hanno sparato verso le case di Jabalia, Beit Lahia e Alshija’iya, tutte zone della periferia di Gaza.

Lunedì, una nave militare israeliana ha sparato contro le barche dei pescatori, nella spiaggia a nord di Gaza. Non c’è stato però alcun ferito.

I pescatori palestinesi sono spesso vittime di attacchi da parte delle navi militari israeliane, in particolar modo dal giugno scorso, quando il soldato israeliano Gilad Shalit è stato catturato a Gaza. Fonti non accreditate sostengono che l’israeliano potrebbe essere stato trasportato via mare in Egitto.

Giovedì scorso, le brigate Abu Ali Mustafa del PLFP e le Shuahada Brigate di Al Aqsa di Fatah, in un comunicato stampa, hanno rivendicato la responsabilità di un attacco in cui è rimasto ferito un soldato israeliano, a Gaza.

Israele, molto spesso ha accusato le forze dell’ordine egiziane, di non impegnarsi abbastanza nel prevenire il traffico d’armi nella striscia di Gaza. L’Egitto ha rifiutato le accuse, sostenendo che tutte le misure necessarie per fermare i trafficanti sono state attuate. Le guardie di frontiera egiziane, lunedì hanno arrestato un palestinese che cercava di passare il confine illegalmente attraversando uno dei tunnel scavati di recente nella zona. I due tunnel nascosti sono stati scoperti nella parte egiziana della città di Rafah.

Scontri fra Civili

Un gruppo di reporter palestinesi ha organizzato un sit-in di protesta, questo lunedì pomeriggio, di fronte alla chiesa della natività, nella città di Betlemme, per manifestare contro il rapimento del corrispondente della BBC, Alan Johnston. Johnston è stato rapito un mese fa, mentre tornava a casa dal lavoro, nella striscia di Gaza. Non sono arrivate richieste da parte dei sequestratori e la preoccupazione per la sua sorte sta crescendo.

A sorpresa, Mohamed Shehada, ricercato dall’esercito israeliano e guerrigliero della resistenza palestinese, non ha esitato ad uscire fuori dal suo nascondiglio per unirsi al gruppo di giornalisti per domandare il rilascio di Johnston. Shehada ha dichiarato: “questo rapimento di internazionali è semplicemente una vergogna per i palestinesi e per la loro lotta contro l’occupazione”.

A Gaza, la violenza è aumentata vertiginosamente. Giovedì scorso, due palestinesi sono stati uccisi a Rafa durante uno scontro armato tra famiglie rivali. Mercoledì, sia a Rafah che a Gaza ci sono state diverse rappresaglie fra famiglie palestinesi. Gli scontri hanno causato 4 feriti. Abd Al Razik Abu Masoud è morto in seguito alle ferite riportate durante uno scontro avvenuto a Kahn Younis, lunedì. Gli scontri civili di Khan Younis hanno causato 4 morti e sette feriti.

La guerriglia urbana di questi giorni ha aumentato lo stato di allerta dei cittadini palestinesi. Le lotte fra diverse fazioni politiche non sono dunque terminate e potrebbero esplodere violentemente da un momento all’altro. Alcuni attribuiscono la causa degli atti di violenza interni nella striscia di Gaza alla crescente povertà e disoccupazione .

Un agente della sicurezza dell Autorità Palestinese è morto lo scorso mercoledì mattina per le ferite riportate martedì sera a Khan Younis. Venerdì invece, un uomo a volto coperto ha sparato contro un leader di Fatah, che si trovava sulla sua auto in compagnia dei familiari. L’uomo è rimasto lievemente ferito.

Un altro ufficiale della sicurezza palestinese è morto questo mercoledì mattina, perché ferito lo scorso sabato . Un uomo armato e mascherato ha sequestrato un Arabo israeliano, originario di Gaza, che era in visita alla sua famiglia. Le circostanze del sequestro sono ancora poco chiare, e la polizia sta indagando sulle possibili motivazioni, sia familiari che politiche.
I ministri dell’Autorità palestinese, hanno discusso in una seduta straordinaria, lo scorso sabato, sulla possibile implementazione di un nuovo piano di sicurezza per garantire l’ordine ed il rispetto delle leggi a Gaza. La povertà crescente che ha colpito la zona, in seguito al boicottaggio internazionale, ha generato uno stato di caos senza precedenti che le forze di sicurezza palestinese non riescono a gestire.

Anche a Nablus, città della West Bank, il clima di instabilità ha generato scontri fra civili, martedì scorso. Sei persone sono rimaste ferite dallo scontro fra alcuni membri di Fatah e le forze di sicurezza palestinesi. Tre auto della polizia sono state incendiate e la centrale di polizia è stata bersaglio di raffiche di proiettili.

Sempre Nablus, lunedì, quattro civili sono stati feriti quando le forze di sicurezza hanno fermato un auto per un ispezione. Uno dei passeggeri dell’auto ha aperto il fuoco. Le ispezioni di auto sono aumentate considerevolmente da quando un poliziotto palestinese è stato ferito, domenica scorsa a Rafidya. La città di Nablus è spesso obiettivo di incursioni militari Israeliane.

Azioni dei coloni Israeliani in West Bank

Mercoledì, il governo israeliano ha dato l’ordine ad alcuni coloni, insediatisi illegalmente nella città della West Bank di Hebron di lasciare un edificio appartenente ai Palestinesi che avevano occupato circa 3 settimane fa.

Gli ufficiali dell’Amministrazione Civile Israeliana hanno consegnato l’ordine di evacuazione ai coloni, a nome del ministro della Difesa Israeliano Amir Peretz. L’ordine prevede lo sgombero del palazzo, avvenuto senza alcun permesso da parte dell’autorità israeliana, secondo quanto prevede la legge. I coloni hanno preso l’ordine di evacuazione appeso alla loro porta e risposto ai militari che rimarranno nella casa “per vedere la redenzione di un altro pezzo di terra Israeliana”.

Due settimane fa, circa 200 coloni armati, hanno preso possesso di questo palazzo, rivendicandone l’appartenenza. I coloni, tutti giovani studenti, hanno fatto irruzione nella casa, situata a pochi metri dall’insediamento di Kiryat Arba’.

I coloni israeliani sostengono di aver acquistato legalmente la casa, qualche anno fa. Un civile palestinese, Faris Al Rajabi sostiene invece di avere tutti i documenti che provano che la causa appartenga di fatto a lui.

I Coloni a Hebron, sono conosciuti per essere particolarmente estremisti e per l’uso di tattiche di pressione violenta nei confronti dei palestinesi per spingerli ad abbandonare la città. Questi sono protetti da circa 3000 soldati.

La casa in questione si trova nella zona H2, un area della città sotto il controllo israeliano, e luogo chiace che collega Hebron all’insediamento vicino di Kiryat Arba, situato su una collina.

Conclusioni

Queste sono solo alcuni dei fatti avvenuti in Palestina questa settimana, se volete avere aggiornamenti costanti visitate il nostro sito www.imemc.org. Grazie per averci seguito dalla città occupata di Betlemme, questo è tutto da Anna Rossi, Monica Bitto e Ghassan Bannoura.

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