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http://www.indymedia.org.uk/media/2007/02//363259.mp3 Questa settimana in Palestina, un servizio dell’ International Middle East Media Center, www.IMEMC.org per la settimana dal 16 al 23 febbraio 2007.
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Nessun progresso per quanto riguarda il summit a tre di questa settimana a Gerusalemme. Sono emerse discordanze tra il Quartetto del processo di pace che si è incontrato a Berlino per quanto riguarda la posizione da tenere nei confronti del nuovo governo di unità palestinese. I lavori vicino alla moschea di Al-Aqsa nel frattempo continuano. Vi racconteremo queste ed altre storie, rimanete sintonizzati.
Continua la resistenza pacifica contro il muro nella West Bank
Cominciamo il nostro report settimanale con le azioni pacifiche di protesta contro la costruzione del muro nella West Bank.
Bil’in
Venerdì nel villaggio di Bil’in si è svolta la consueta manifestazione settimanale, che questa volta celebrava anche il secondo anniversario della dimostrazione pacifica di protesta contro la costruzione del muro e l’allargamento degli insediamenti sulle terre appartenenti al villaggio. Il villaggio di Bil’In ha infatti cominciato proprio due anni fa le dimostrazioni contro la costruzione del muro sulle sue terre, dimostrazioni che hanno attirato sul luogo decine di internazionali, attivisti israeliani e palestinesi.
Questa settimana la dimostrazione è cominciata con uno spettacolo di un gruppo circense inglese e con una mostra fotografica all’interno del villaggio. In seguito il gruppo di circa 500 manifestanti ha cominciato la sua marcia verso la bariera metallica che delimita il passaggio del muro, dove l’esercito israeliano stava aspettando. I dimostranti hanno lanciato uova marce e palloncini pieni di vernice contro i soldati.
I soldati hanno risposto con lancio di gas lacrimogeni e proiettili di gomma, fino all’arrivo di un camion cisterna munito di idrante. Mark, un giornalista americano ha dichiarato ai nostri microfoni:
“Devo dire che non ho mai visto così tanti manifestanti personalmente. Dovevano essere circa 1500 persone, che hanno partecipato attivamente al corteo principale, oltre a centinaia di internazionali ed un bel po’ di giornalisti. I soldati si sono disposti rapidamente per sferrare un attacco ai dimostranti che si avvicinavano al cancello. Sono passati circa 20 minuti prima che scoppiassero gli scontri”.
Fonti mediche nel villaggio riferiscono che otto persone sono state ferite da proiettili di gomma. Tra loro ci sono Iyad Bornat, Issa Samdier, e Ibraheem Bornat. Altri dieci sono stati trasportati al villaggio dalla Luna Rossa Palestinese a causa delle inalazioni di gas; tra questi ci sono tre giornalisti, due palestinesi e uno israeliano.
Secondo Abdul Abu Rahmah, il coordinatore locale del Comitato contro il Muro e gli Insediamenti, I soldati hanno diretto il cannone ad acqua anche contro I giornalisti della televisione satellitare Qatari, del canale Al Jazeera, e contro il gruppo della televisione americana CNN.
Jonathan Pollak, un attivista di ‘Anarchists Against the Wall’ è stato condannato a tre mesi di carcere domenica mattina, che verranno aumentati la prossima volta che il ragazzo verrà coinvolto in azioni simili. Pollak è stato condannato infatti dopo aver bloccato, insieme ad altri 10 attivisti, le strade di Tel Aviv in protesta contro la costruzione del muro.
Hebron
Residenti palestinesi insiema ad attivisti israeliani hanno piantato alberi di ulivo nelle terre soggette ad ordine di confisca per l’allargamento di un insediamento di coloni. L’azione ha avuto luogo a sud della città , nel sud della West Bank mercoledi. Il gruppo di attivisti che ha aiutato I contadini locali fa parte di una associazione di tutela dei diritti umani che si chiama ‘Rabbini per la Pace’.
Nasser Al Nawaj’a, un attivista locale ha spiegato che la terra dove ha avuto luogo l’azione di protesta si trova proprio a pochi metri dall’insediamento israeliano illegale chiamato Yakup Dalia. Al Nawaj’a ha spiegato che I coloni dell’insediamento attaccano I contadini palestinesi circa tutti I giorni, in modo da spingerli ad abbandonare la terra che poi servirà per la prossima espansione della colonia.
I residenti locali hanno stimato che la terra confiscata è circa di 100 dumams, cioè 100 km quadrati.
Yakup Dalia è stato dichiarato illegale dalle stesse autorità israeliane, anche se poi l’esercito sul posto gli fornisce protezione e servizi.
Summit a tre: nessun progresso
Il segretario di stato Americano Condoleezza Rice, il Presidente Palestinese Mahmoud Abbas, e il Primo Ministro israeliano Ehud Olmert hanno avuto un incontro a tre questa settimana.
Dopo due ore di discussione a porte chiuse tra i tre, il segretario di stato americano ha dichiarato in una breve conferenza stampa la sua intenzione a tornare in tempi brevi nella zona per un secondo incontro. La Rice ha affermato che gli USA sono intenzionati a seguire la soluzione dei due stati, a riconfermare tutti gli accordi già siglati e a continuare la linea di azione intrapresa con il piano di pace della Road Map. Ghassan Andoni, un analista politico di Betylemme, ha commentato così il summit:
“Penso che la parte israeliana non sia interessata per nulla nell’avere un governo palestinese ufficiale e presidenziale che possa trovarsi a negoziare con loro e rappresentare tutti i palestinesi. E questo prova definitivamente che c’è finalmente una forza di governo di cui fidarsi e con cui trattare poiché rappresenta il popolo palestinese. In passato, invece di accettare di trattare con Arafat, gli israeliani lo hanno sempre definito non degno, un uomo incapace di stabilire trattative di pace. Quando è subentrato Abbass hanno cominciato a dire: “è un uomo di pace ma non possiamo trattare con lui perchè non tutti i palestinesi lo seguono. Ora dopo un accordo che include all’incirca tutti i rappresentanti del popolo palestinese, dovrebbero iniziare a fidarsi.”
Poco prima del meeting il Primo ministro israeliano Ehud Olmert ha affermato che lui e il presidente Americano George Bush si sono trovati d’accordo nel decidere che verrà boicottato anche il nuovo governo di unità nazionale a meno che non vengano subito fatte delle dichiarazioni di riconoscimento dello Stato d’Israele, rinuncia all’uso della violenza, accetazione di tutti gli accordi precedentemente presi. Quando le è stato chiesto di commentare le dichiarazioni di Olmert la Rice ha risposto che non è ancora stata presa nessuna decisione a riguardo.
Israele ha in progetto un incontro a cinque con AP, Usa, Egitto e Giordania. Dopo il meeting di Gerusalemme la Rice ha incontrato il re Abdullah II, prima di incontrarsi con I responsabili dell’intelligence di Giordania, Egitto. Arabia Saudita ed Emirati Arabi..
Hamas ha espresso il suo disappunto per I risultati del summit, ed ha definito la posizione americana negativa, ambigua e assolutamente non curante del volere del popolo palestinese. Durante un incontro con il gabinetto dell’AP il Primo Ministro palestinese Ismael Haniyeh ha criticato l’ambivalenza degli USA rispetto al nuovo governo di unità palestinese.
Il Presidente Abbas ha cominciato il suo viaggio nella zona, cominciando questa settimana dalla Giordania, dove ha incontrato il re Abdullah II. Il presidente ha precedentemente anche incontrato diversi capi di stato in Europa. A Berlino ha incontrato il cancelliere tedesco Angela Merckel con la quale ha discusso il problema delle sanzioni economiche imposte alla AP.
In una conferenza stampa congiunta tra il Presidente Abbas e il primo ministro Tony Blair, quest’ultimoha reiterate le richieste inglesi per un riconoscimento immediato dello Stato di Israele, la rinuncia alla lotta armata e il ripetto dei precedenti accordi. Mohamad Al-Horani, un membro di Fatah ha dichiarato ai nostril microfoni:
‘Il Presidente spera con questi incontri di essere capace di convincere la comunità internazionale e gli stati ancora esitanti ad avere un atteggiamento positivo verso il nuovo governo di unità nazionale. Credo che questo sia un primo passo per fermare il boicottaggio o al limite per chiedere ad alcuni paesi come ad esempio alla Unione Europea di fare dei passi coraggiosi, o di fare pressioni sugli Stati Uniti affichè non cerchino di boicottare anche questo nuovo governo”.
Il gruppo dei Quattro, formato da Unione Europea, Nazioni Unite, Stati Uniti e Russia, si è incontrato nuovamente a Berlino. L’incontro si è concluso con un nulla di fatto, e si pianifica un nuovo summit, probabilmente in un paese arabo, al più presto. La maggiore fonte di discordia è stato il nuovo accordo della Mecca tra Fatah e Hamas. Gli europei hanno infatti definito l’accordo come un passo verso, mentre la Rice lo ha descritto come una ulteriore complicazione. La Russia ha chiesto che il quartetto tolga le sanzioni all’AP, ed Egitto ed Arabia Saudita hanno affermato che bisogna dare una possibilità al nuovo governo.
Questa settimana il primo Ministro palestinese Ismael Haniyeh ha concluso il primo giro di consulatzioni tra le diverse fazioni palestinesi per la formazione del governo di unità. Il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina ha deciso di non entrare a fare parte del nuovo governo a causa di disaccordi con le due fazioni di Hamas e Fatah sulla divisione delle poltrone ministeriali. Altre fazioni minori stanno discutendo sulla possibilità di entrare o no fare parte del governo. La Jihad islamica ha annunciato infatti che non entrerà a fare parte del nuovo gabinetto.
Khalida Jarrar, un parlamentare del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, ha spiegato per quale motivo il movimento ha deciso di non entrare nel nuovo governo di unità:
‘Siamo assolutamente contrari al riconoscimento dei precedenti accordi tra l’organizzazione di liberazione della palestina e Israele, perchè non sono assolutamente in linea con quanto è stato stabilito nell’accordo di riconciliazione nazionale. Inoltre non siamo d’accordo con la domanda di rispetto delle risoluzioni prese nei summit precedenti e nel Consiglio palestinese in precedenza. Inoltre non ci sembra che gli accordi della Mecca siano stati presi in maniera pluralista”
Il primo ministro Haniyeh dovrebbe cominciare il secondo turno di consultazioni per la designazione dei candidati ministeriali. Due ministri con portafoglio sono stati appena designati comunque: il Dottor. Salam Fayyad sarà responsabile del ministero delle finanze mentre Ziad Abu Amer sarà il responsabile del ministero degli affari esteri. Il problema continua a ruotare intorno alla designazione del ministro degli interni, sul quale Hamas e Fatah non sono ancora stati capaci di trovare un accordo.
Fawzi Barhum, portavoce di Hamas ha dichiarato:
‘La partecipazione al governo di unità sarà un aiuto pe tutto il popolo palestinese, quindi tutti sono invitati a partecipare. Le porte sono aperte a tutti e c’è ancora tempo per entrare a farne parte. Hamas, Fatah e il primo ministro sono disposti a negoziare con chiunque. Staimo ancora cercando di contattare tutte le altre fazioni e non ci fermeremo. Hamas, sia dentro che fuori dalla Palestina è intenzionato a realizzare un governo di unità che sia tale a tutti gli effetti”.
Khalid Mash’al, responsabile dell’ufficio politico di Hamas, ha avuto un incontro questa settimana al Cairo con Amr Mousa, segretario generale della Lega Araba e lo ha informato sugli ultimi sviluppi nella definizione del governo di unità così come stabilito negli accordi della Mecca. Mashaal si è anche incontrato con il Ministro degli affari esteri egiziano Ahmad Abu Al Ghiet che ha espresso la sua speranza che la comunità internazionale interrompa l’embargo economico imposto alla AP dopo la formazione del governo di unità. Mashaal dovrebbe recarsi in Russia la prossima settimana per un incontro di tre giorni con il presidente russo Vladimir Putin.
Attacchi Israeliani
West Bank
Questa settimana l’esercito israeliano ha condotto circa 40 operazioni militari in diverse parti della West Bank, durante le quali i soldati hanno effettuato diverse perquisizioni ed hanno arrestato circa 46 palestinesi, tra i quali 7 bambini. Un portavoce del Ministero della salute è stato arrestato senza formale accusa quando le truppe israeliane sono entrate nella sua casa a Hebron. Il numero dei palestinesi arrestati nella West Bank dall’inizio di quest’anno è arrivato quindi al numero di 509.
Mercoledi mattina truppe dell’esercito israeliano hanno compiuto un omicidio mirato uccidendo un membro delle Brigate di Al-Quds, il braccio armato del movimento della Jihad Islamica nella città di Jenin.
Una unità militare israeliana sotto copertura, insieme ad alcuni soldati in divisa, si è introdotta nella città a bordo di due macchine con targa palestinese. I due veicoli hanno intercettato la macchina sul quale viaggiava Mahmoud Obaid, di anni 24, ed a quel punto hanno aperto il fuoco contro la macchina dell’uomo, il quale è morto sul colpo, secondo fonti mediche per colpi di arma da fuoco alla testa.
Mercoledi sera, Mowaffaq Erhaimi, di anni 34, del villaggio di Beit Reema a nord est della città di Ramalla, è morto al checkpoint di Attara nel nord della città. L’ uomo è deceduto nell’attesa dell’autorizzazione per recarsi in ospedale da parte dei soldati israeliani; Mowaffaq infatti si era seriamente ferito lavorando in un cantiere nel suo villaggio, ma al suo arrivo al checkpoint i soldati non gli hanno consentito di passare.
Sabato pomeriggio un gruppo di bambini provenienti dalla colonia di “Ramat Yishai” nel quartiere di Tel Rumeida, nel centro della città di Hebron, hanno circondato e picchiato un bambino palestinese. Il ragazzino, Jannat Hisham al-‘Azza, di anni 14 stava tornando a casa quando è stato attaccato, ed ha riportato numerose contusioni in tutto il corpo. Soldati israeliani hanno assistito al pestaggio senza cercare di impedirlo.
Sempre sabato, un numero imprecisato di coloni provenienti dall’insediamento di “Sousia” , a sud di Hebron, ha attaccato alcune case appartenenti alla famiglia al-Nawaj’a family.I coloni hanno picchiato Khalil Al-Nawaj’a, di anni 65, che ha riportato contusioni in tutto il corpo.
Lunedi mattina alcuni coloni israeliani provenienti da insediamenti di Hebron hanno cercato di distruggere il cancello della moschea di Al-Aqtab e alcuni negozi, che si trovano a circa 200 metri dalla colonia di “Abraham Avino” nella città vecchia.
Civili palestinesi residenti nella zona hanno cercato di impedire la demolizione. Quando le truppe israeliane sono arrivate sul posto sono cominciati gli scontri, che hanno portato al ferimento di un bambino di sei anni, Gandhi Al Owaiwi, picchiato violentemente dai coloni. L’esercito ha poi disperso i coloni ed ha costretto i residenti palestinesi a tornare a casa. Più tardi i soldati hanno imposto la chiusura di due negozi della zona. Tanto la moschea di Al-Aqbat quando tutti gli esercizi commerciali della zona sono forzatamente chiusi da più di sei anni.
La Striscia di Gaza.
Un palestinese è rimasto ferito dal fuoco dell’esercito israeliano in seguito ad una sparatoria avvenuta nella parte orientale della Striscia di Gaza, giovedì pomeriggio.
Le truppe israeliane presenti alla frontiera, hanno aperto il fuoco contro l’uomo e lo hanno ferito.
Questa domenica, l’esercito ha anche ferito un palestinese residente a nord di Gaza. Alcuni battelli della flotta marina israeliana hanno sparato contro le barche dei pescatori palestinesi sulla costa di Gaza. Dr. Moawiya Abu Hasanain, responsabile del pronto soccorso, dell’ospedale di Alshifa, a Gaza, ha confermato che i militari, che stavano perlustrando la zona industriale della città di Beit Hanoun, hanno sparato contro un civile e lo hanno ferito. Abu Hasanain ha aggiunto anche che un’ambulanza israeliana ha prelevato l’uomo e lo ha portato verso una destinazione sconosciuta.
Fonti palestinesi riportano che questa Domenica le navi cannoniere della marina Israeliana hanno sparato contro le barche dei pescatori palestinesi, sulla costa della striscia di Gaza, distruggendone diverse.Testimoni affermano che le navi dell’esercito hanno aperto il fuoco contro le navi ferme sulla costa della spiaggia di Tal Al Sultan, ad ovest della città di Rafah..
La marina israeliana ha spesso compiuto attacchi, lanciando granate contro la costa palestinese colpendo le barche dei pescatori, giustificando le azioni militari con il fatto che i pescatori si erano avvicinati alle acque israeliane, o che a bordo delle barche ci fossero dei trafficanti di armi.
Dozzine di famiglie palestinesi dipendono interamente dal reddito ricavato dall’attività della pesca. Tuttavia, in seguito allo scoppio della seconda Intifada, nel 2000 Israele ha impedito ai cittadini di pescare liberamente, istituendo una sorta di coprifuoco. A causa di ciò molti pescatori sono stati uccisi o feriti in seguito ai bombardamenti e agli spari.
Il Palestinian National Information Centre, un dipartimento dell’ufficio Stampa internazionale dell’Autorità Palestinese ha condotto un analisi dalla quale sono risultati i seguenti dati: dal 2000 fino a Gennaio 2007, l’esercito israeliano ha ucciso 5050 fra donne, uomini e bambini palestinesi, ne ha feriti 49,760 ed arrestati circa 10.400.
Il rapporto parla di 351 donne uccise, 150 persone che necessitavano cure mediche urgenti sono morte nell’attesa ai checkpoint. Sono inoltre morti circa 66 palestinesi per via delle violenze dei coloni. Durante l’intifada hanno perso la vita anche 36 fra medici e personale paramedico, 9 giornalisti e 220 (atleti).
Scontri interni
Giovedì pomeriggio a Ramallah, un uomo è morto in seguito ad un errore di un poliziotto palestinese che gli ha sparato. L’agente, secondo quanto riportano fonti della polizia palestinese, avrebbe mirato alle ruote di un auto, non si era fermata al posto di blocco. Si trattava di un controllo di routine, nel centro di Ramallah, tuttavia, è rimasto ucciso un passante.
Alcuni parenti e amici del ragazzo, provenienti dai campi profughi di Amari e Kadora sono scesi in strada e hanno attaccato I poliziotti lanciando pietre contro le loro auto. Gli scontri sono poi degenerati in una sparatoria, ma non c’è stato nessun ferito.
Le squadre anti-sommossa della polizia hanno impedito che la situazione degenerasse in una guerriglia civile.
Una misteriosa esplosione è avvenuta nel villaggio di Wad Alselqa, a sud di Gaza, questo mercoledì. L’esplosione ha causato la morte di Mahmoud Alsemairy, di 33 anni. Secondo fonti mediche, provenienti dall’ospedale dei martiri di Al-Aqsa, l’uomo è deceduto in seguito alla misteriosa deflagrazione avvenuta nei pressi della sua casa.
Fonti ospedaliere confermano che quando l’uomo è stato trasportato in ospedale era già morto e sfigurato e verrà presto trasportato all’ospedale di Alselqa per l’autopsia.
Secondo alcuni testimoni, c’è stata una esplosiono molto forte, a circa 700metri dal confine con Israele, ad est del villaggio.
Martedì pomeriggio, a Nablus, sono state rilasciate tre attiviste pacifiste, poco dopo essere state sequestrate da un uomo armato, mentre visitavano la città. Il sindaco di Nablus, Kamal Elashaikh ha confermato che le tre ragazze americane sono state rilasciate quasi subito.
Le tre attiviste stavano scattando foto nella periferia del campo profughi di Balata, vicino alla citta. Alcuni credevano che dietro al sequestro ci fossero alcuni membri del Fronte popolare di Liberazione Palestinese (PFLP), ma questi hanno ufficialmente declinato ogni responsabilità.
Sia il PFLP che Fatah hanno negato totalmente ogni tipo di coinvolgimento nell’incidente. Questo rapimento è stato organizzato da singoli senza nessuna attinenza con le fazioni in lotta per la resistenza.
Martedì, all’alba un gruppo di uomini armati e mascherati ha rubato l’auto di una troupe televisiva Palestinese. I giornalisti hanno dichiarato che la troupe stava usando l’auto per accompagnare alcuni colleghi a casa per il cambio di turno. Gli uomini hanno fermato la vettura nei pressi del villaggio di Al Sheikh Radwan, a Nord di Gaza.
Continuano gli scavi vicino alla moschea di Al Aqsa
Per la terza settimana consecutiva l’esercito israeliano ha posto diversi battaglioni armati lungo le mura della città vecchia di Gerusalemme. L’accesso al quartiere arabo e dunque alla Moschea dove sono soliti pregare il venerdì è stato negato a tutti gli uomini sotto i 45 anni. Per questo motivo sono scoppiati alcuni scontri, che però non hanno causato feriti, tra i civili palestinesi ed i soldati israeliani.
Anche a Betlemme sono state organizzate alcune proteste. I fedeli, dopo aver pregato, sono scesi in strada per manifestare contro gli scavi che Israele sta portando avanti.
I dimostranti hanno cantato cori contro gli israeliani lanciando un appello per l’interruzione dei lavori. Nel frattempo, sono iniziate alcune rappresaglie fra dozzine di ragazzini palestinesi ed i soldati di un avamposto militare vicino al muro di separazione. I soldati hanno sparato proiettili di plastica, lacrimogeni e bombe sonore, contro ai palestinesi che lanciavano pietre e bottiglie contro di loro.
Altri scontri sono avvenuti al Checkpooint di Qalandia. I soldati hanno risposto al lancio di pietre con proiettili di gomma, gas, e bombe sonore. Due i feriti non gravi e sei le persone arrestate.
Il ministero dei Beni culturali Israeliano ha nascosto il ritrovamento di una piccola moschea, avvenuto circa tre anni fa, secondo quanto riporta un archeologo israeliano. La moschea sarebbe stata scoperta in seguito al crollo di parte del ponte di Al Magharah nel 2004. Il ministero avrebbe celato la scoperta affinché i musulmani non rivendicassero l’appartenenza del sito archeologico.
Khalil Tafakji, direttore del dipartimento di Topografia dell’Orient House ha riportato ai microfoni dell IMEMC:
“Il piano degli israeliani è chiaro. Dal 1967 a oggi sono riusciti a distruggere i quartieri di Sharafa e Magharba per costruirvu sopra quartiere ebraico. Hanno edificato circa 77 insediamenti dentro Gerusalemme e scavato tunnels, uno dei quail nel 1996. E adesso pianificano di scavarne un altro che vada da Damascus Gate alla piazza della Moschea. .”
Durante una seduta parlamentare, in videoconferenza tra Ramalla e Gaza il Consiglio legislativo palestinese ha discusso sull’urgenza di un meeting fra i paesi arabi ed Israele, riguardo agli scavi. Sono state demolite due aree adiacenti alla moschea dall’inizio degli scavi.
Rapporto di Peace Now: La popolazione dei coloni è cresciuta del 5% nel 2006
Il movimento israeliano di Peace Now ha pubblicato un report dove attesta che la popolazione degli insediamenti israeliani è aumentata del 5% nell’ultimo anno. Ad oggi 268.000 coloni occupano illegalmente alcune zone della West Bank secondo il ministero degli interni Israeliano.
Parla Khalil Tafakji, direttore del dipartimento di Topografia dell’Orient House:
“Israele non ha mai ostacolato l’attività dei coloni. Al contrario,gli insediamenti crescono rapidamente, sin dagli accordi di Oslo i coloni sono diventati 206.000, mentre erano solamente 105.000 nel 2006”
Tafakji sostiene anche che i dati del report sono poco precisi,
“Si parla infatti del numero di coloni presenti fuori dei confini municipali di Gerusalemme. I coloni, solo dentro Gerusalemme sono 182.000, che sommati ai 268.000 nella West Bank ammontano a quasi mezzo milione di israeliani”.
ci sono circa 102 Outpost illegali costruiti intorno agli insediamenti in Cisgiordania. Anche se nel 2006 non sono stati stabiliti nuovi outpost Peace now ha registrato circa 251 azioni di espansione di quelli già esistenti, fra i quali case mobili e strade asfaltate. Sono state portate altre 90 roulotte e in trenta avamposti le costruzioni sono diventate permanenti. In sette di questi sono state asfaltate le strade..
Sentiamo il parere di Doror Etqus, coordinatore del progetto di monitoraggio degli insediamenti per Peace Now:
“Negli ultimi dieci anni Israele ha assistito all’insediamento di centinaia di colonie che non hanno alcuno statuto ufficiale. In altre parole sono illegali secondo le leggi israeliane. Il nome generico dato a questi insediamenti è quello di Outpost, ma il ruolo strategico degli outpost è esattamente quello degli insediamenti. Sia l’uno che l’altro sono parte di un grande piano che il governo israeliano ha previsto per allocare la maggior parte possibile di terreni in West Bank per l’uso dei coloni, e limitare la libertà di accesso della popolazione palestinese in Cisgiordania, che rappresenterebbe circa il 90% degli abitanti, a moltissime zone dei territori”.
Il numero di permessi di costruzione per gli insediamenti sono tuttavia diminuiti a 952 nell’ultimo anno. In precedenza si trattava di circa 1184 permessi. Tutti i permessi concessi nel 2006 sono avvenuti in seguito alle elezioni di marzo in Israele.
Crisi Finanziaria
Infermieri e Paramedici hanno proclamato uno sciopero, per il mancato pagamento dello stipendio e degli arretrati. Questo era stato previsto Gennaio scorso in seguito ad un accordo siglato col governo Palestinese.
Ai nostri microfoni ha risposto Here’s Hani Salameh, responsabile del personale sanitario a Betlemme
“Avevamo un accorso con il governo. Dovevano pagarci il nostro stipendio. Ma naturalmente le nostre speranze sono state disattese, perciò scioperiamo. Abbiamo provato ad incontrarci con il ministro delle Finanze, ma le trattative sono fallite..”
Conclusioni
Queste sono solo alcuni degli avvenimenti di questa settimana in Palestina. Per aggiornamenti costanti visitate il nostro sito www.imemc.org. Grazie per averci seguito dalla citta` occupata di Betlemme, questo e` tutto da Anna Rossi, Monica Bitto e Ghassan Bannoura